L’UNIONE SARDA 3 agosto 2015: A Jasmine Trinca il Premio “Gian Maria Volonté 2015” a La Maddalena

L’UNIONE SARDA – 3 AGOSTO 2015

A Jasmine Trinca il Premio “Gian Maria Volonté 2015” a La Maddalena
Meravigliosa creatura

Da Moretti a Valeria Golino, a tu per tu con l’attrice romana protagonista del festival “La valigia dell’attore”

di Ilenia Giagnoni

 

Ride divertita. «Me l’ha chiesto anche un ragazzo, e poi mi ha spiegato che “Trinca”, in sardo, che significa “colui che beve”».
Superstar della dodicesima edizione de “La valigia dell’attore”, Jasmine Trinca si è presentata a La Maddalena con un piccolo aneddoto; la figlia di 6 anni, Elsa; e sei ore di ritardo. Mercoledì il volo che avrebbe dovuto portarla in Sardegna nel tardo pomeriggio è stato bloccato dall’incendio divampato vicino a Fiumicino. Una disdetta per l’attrice romana, che non ha potuto presentare “Miele”, il film di Valeria Golino che con “Un giorno devi andare” di Giorgio Diritti e “Nessuno si salva da solo” di Sergio Castellitto l’hanno comunque resa protagonista assoluta della kermesse diretta da Giovanna Gravina Volonté. L’altra sera l’attrice romana, classe ’81, un’adolescenza passata sui banchi della facoltà di Archeologia, ha ritirato il premio Gian Maria Volonté 2015, ultimo in ordine di tempo di una serie di riconoscimenti che, dall’esordio nel 2001, non ancora ventenne ne “La Stanza del figlio” di Nanni Moretti, ne hanno costellato l’ascesa. Diciannove film, due miniserie televisive, tre Nastri d’argento, due Globi d’oro, un Ciak d’Oro, il Premio Marcello Mastroianni a Venezia e sei candidature ai David di Donatello: non male come palmarès per una che ha iniziato per caso. «Moretti venne a cercare dei ragazzi nel liceo dove studiavo», il liceo classico Virgilio, racconta la Trinca, scelta dopo oltre duemila provini. «Pensare che volevo fare l’archeologa». Alla faccia del destino. «Molto ha giocato la fortuna: a prescindere dalle porte che mi si potevano aprire ha pesato il rispetto e la cultura del cinema che Nanni trasmette. Non avendo una formazione accademica ogni incontro contribuisce al mio essere attrice. Fondamentale per capire che direzione prendere». Se “The Gunman” con Sean Pean e Javier Bardem indica la via di Hollywood, Jasmine frena i cavalli: «Il modo in cui mi ci sono avvicinata, attraverso “Miele”, mi fa pensare che dobbiamo continuare a fare cinema in maniera artigianale». “Miele” è l’opera prima della diva Valeria Golino, liberamente ispirata al romanzo “Vi perdono” di Angela Del Fabbro (pseudonimo di Mauro Covacich), presentata al Festival di Cannes 2013 nella sezione Un Certain Regard. Una storia intensa: quella di Irene, una trentenne che aiuta i malati terminali con il suicidio assistito. Fino all’incontro con l’ingegner Grimaldi che, malato di depressione, le chiede aiuto. «Questo è il cinema che piace a me».
Piedi per terra, non esclude un giorno di passare dall’altra parte della barricata. «Magari arriverà un momento in cui deciderò di scrivere: ho troppo rispetto per gli sceneggiatori per un salto che oggi reputo non necessario». Troppo rispetto per il cinema per non capire l’importanza di essere attrice. «La recitazione è mancanza di filtri, interpretazione con qualcosa di tuo: per restituire verità ai personaggi non bisogna caricarli troppo. Ciò non significa che non la si debba prendere con leggerezza: in fondo, in tutte le altre lingue recitare è tradotto come giocare». Volonté sarebbe d’accordo. «Da ragazza “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo mi appassionò così tanto: è il film che mi fece scoprire Volonté attraverso una vicenda che sentivo moltissimo, presa com’ero dalla storia e dalla politica. Un film non legato a un modello di attore ma all’universalità dell’uomo. Per questo tengo tanto a questo premio: lo sistemerò in bella mostra». Perché racconta un altro modo di fare cinema. «“La valigia dell’attore” è un festival unico: in un momento in cui le sale chiudono anche nelle grandi città, l’idea di custodire il cinema è così bella, forte, romantica».

 

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