Comunicato Stampa 06 del 26 luglio 2018: Isabella Ragonese Premio Volonté 2018

Comunicato stampa 06

La Valigia dell’Attore 2018: Isabella Ragonese Premio Volonté 2018. L’attrice ha ricevuto il riconoscimento dalle mani del regista Daniele Vicari. Arrivato sull’isola anche Giuseppe Battiston per presentare Hotel Gagarin e Dopo la guerra.

La Maddalena, 26 luglio 2018

È andato a Isabella Ragoneseil Premio Gian Maria Volonté per l’edizione 2018 del festival La Valigia dell’Attore, in corso di svolgimento all’isola de La Maddalena e che si concluderà domenica 29 luglio. A consegnare il premio è stato Daniele Vicari, regista di Sole Cuore Amore, film che è stato poi proiettato subito dopo la cerimonia. L’attrice palermitana ha incontrato il pubblico de La Maddalena stamattina, svuotando idealmente la sua personalissima valigia dell’attore, quella di una carriera partita in Sicilia, dalle prime scuole di recitazione e laboratori teatrali, diventati poi spettacoli interpretati, scritti e diretti. E il teatro fu il veicolo che la fece notare prima da Emanuele Crialese, che la scelse per un piccolo ma indimenticabile ruolo in Nuovomondo, e poi da Paolo Virzì, che la volle come protagonista di Tutta la vita davanti. “In realtà fu durissima” ha ricordato Ragonese “mi fece otto provini, trasformandomi fisicamente ogni volta perché stava cercando il personaggio attraverso di me”. Un rapporto quello con i registi importante, come ha sottolineato lo stesso Vicari. “Una cosa che non si può insegnare, alla Scuola Volonté di Roma, che ho l’onore di dirigere, gli allievi scoprono dentro di sé come si fa. Ciascuno è diverso, e ho amato lavorare con Isabella perché è consapevole di sé, una caratteristica importante quando, come sa fare lei, gli dai una forma sempre diversa. Isabella non ha la supponenza di conoscere la verità, ma ha la perseveranza di cercarla”. Una caratteristica che tutti i registi hanno amato di Isabella Ragonese, da Valerio Mieli a Giorgia Cecere, un realismo che lei stessa cerca di trasmettere, anche ai ragazzi del laboratorio di recitazione del festival, quest’anno diretti e coordinati da Paolo Rossi.

Se dovessi dare un consiglio a un giovane attore è quello di non credere che possa essere una stella dopo uno o due film. Potrebbe essere anche un caso, ma una carriera è un percorso che si costruisce, con i film, i ruoli, i registi, nel tempo”.

A La Maddalena è arrivato anche Giuseppe Battiston, che presenterà ben due film a La Valigia dell’attore di quest’anno. Il primo è Hotel Gagarin, di Simone Spada (giovedì 26 luglio), il secondo Dopo la guerra, che sarà proiettato alla Fortezza I Colmi alle 21:30 di venerdì 27 luglio. Giuseppe Battiston incontrerà poi il pubblico nella tradizionale conversazione con Fabrizio Deriu, Enrico Magrelli e Boris Sollazzo agli ex magazzini Ilva alle ore 10:30 di venerdì 27 luglio.

La Valigia dell’Attore è parte del circuito di festival Le isole del cinemache coinvolge quattro isole minori della Sardegna. Organizzata dall’Associazione Culturale Quasar e diretta da Giovanna Gravina Volonté e da Fabio Canu, è patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalla Regione Autonoma della Sardegna, con l’Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport e l’Assessorato del Turismo, dal Comune di La Maddalena, dal Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. A sostenere l’evento, la Fondazione di Sardegna, la SIAE, il NUOVOIMAIE, la Scuola d’Arte cinematografica Gian Maria Volonté, il Cagliari Film Festival, la Scuola Sottufficiali della Marina Militare – La Maddalena, la Compagnia di navigazione Delcomar e le cantine di Su’entu, Oliena e Monti.

 

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La Valigia dell'Attore - 25 luglio 2018 – Fortezza i Colmi – Premio Volonté a Isabella Ragonese - foto di Nanni Angeli
La Valigia dell'Attore - 25 luglio 2018 – Fortezza i Colmi – Premio Volonté a Isabella Ragonese - foto di Nanni Angeli
La Valigia dell'Attore 2018 - giovedì 26 luglio - Ex magazzini Ilva (Cala Gavetta) - Boris Sollazzo, Fabrizio Deriu, Daniele Vicari, Isabella Ragonese, Enrico Magrelli - foto di Fabio Presutti
Motivazione del premio Gian Maria Volonté 2018 a Isabella Ragonese

Il carattere, il carisma, la capacità di catturare la scena e dominarla, Isabella Ragonese li mostra già all’inizio, in un memorabile monologo in cui insulta il suo promesso sposo a Ellis Island. Il film è Nuovomondo di Emanuele Crialese e quella voce ferma e arrabbiata, quel siciliano irriverente, ci dicono che in piedi, in quei costumi di quasi un secolo fa c’è una donna, un’attrice che si prenderà un posto importante nel cinema italiano. Come farà anche in teatro e in tv, persino da fantasma.
Due anni dopo quella precaria laureata in filosofia che viene ingoiata da un call center senza perdere l’ironia e una lucidità disincantata nel guardare la vita, la porterà a prendersi tutti i riconoscimenti che merita da critica e pubblico: pur avendo Tutta la vita davanti, è già tra le migliori interpreti della sua generazione.
Due Nastri d’argento e un Globo d’Oro non rendono pieno merito a un talento cristallino unito a un’abnegazione totale e totalizzante al suo lavoro. Ha la capacità di essere maieutica, con lo spettatore e i colleghi. Non solo dà sempre il meglio, peraltro scegliendo sempre ruoli nuovi, diversi e scomodi, ma riesce a tirar fuori da chi guarda e chi recita con lei una potenza emotiva ed espressiva rare. Da Viola di mare, in cui con Valeria Solarino compone un minuetto inconsueto sui nostri schermi al dittico con la regista Giorgia Cecere, che più di altre ha saputo tirarne fuori la complessa e dolente femminilità ne Il primo incarico e In un posto bellissimo, passando per Un altro mondo di Silvio Muccino in cui ci cattura uscendo da una torta imitando Marilyn Monroe per poi incarnare una ragazza moderna ed emancipata o nel pop de Il giorno in più, in cui sfugge tutti gli stereotipi. Ovvio che sia impossibile non innamorarsene in Dieci Inverni, dove cambia almeno quattro registi interpretativi con una consapevolezza rara per un’attrice così giovane e ci racconta un amore nello spazio di un ballo silenzioso, così come nei venti minuti scarsi de La nostra vita in cui Luchetti le affida il film: è lei il motore del dolore inesauribile di Elio Germano, e lo rende credibile con pochi sguardi, sorrisi, movimenti, gesti. Basta un saluto a riempire di senso quel personaggio, un dialogo apparentemente normale in macchina, una canzone cantata in camera da letto. Ed è lì che capiamo che ha una marcia in più, capace di rendere grandi anche ruoli con poche pose: pensate alla sorella di Leopardi ne Il giovane favoloso, Marta in Fin qui tutto bene, la radical chic Linda in Dobbiamo parlare che si prende scena e attenzione tra due mostri sacri come Rubini e Bentivoglio, pur incastrata in un personaggio difficile.
Illumina i film in cui lavora, Isabella Ragonese, così come i suoi compagni di viaggio: Marinelli ne Il padre d’Italia in cui ha una vitalità malinconica contagiosa e straripante, Mastandrea in Tutta la vita davanti così come ne La sedia della felicità con cui sa giocare su uno spartito che è commedia e malinconia, Riondino in Dieci Inverni, in cui non capisci dove finisce uno e inizia l’altro.
Come nei film della Cecere o in Due vite per Caso e soprattutto in Sole Cuore Amore, a oggi la sua interpretazione più bella, completa, sconvolgente, sa tenersi i film sulle spalle. Ely, grazie alla sensibilità di Daniele Vicari e alla sua generosità – non teme Isabella dialetti, trucchi e parrucchi audaci, personaggi diametralmente opposti -, è forse il personaggio femminile più sorprendente e completo di questo inizio millennio di cinema italiano. Lei lo riempie di grazia – una dote che gli trovi in teatro come sullo schermo, sempre -, di forza, di sfaccettature. Sfugge la retorica della vittima preferendo il sentiero complesso e affascinante di una donna consapevole che lotta contro il sistema, senza accorgersene, con quel suo sorriso stanco. E non ha paura di vedere il suo viso segnato dalla fatica, i suoi occhi sopraffatti dal dolore, la sua anima schiacciata dalla quotidianità. Non è mai schiava della tecnica, ti obbliga a fare i conti con personaggi che hai l’impressione di aver conosciuto, di vivere tutti i giorni, di non aver aiutato abbastanza.
Isabella Ragonese è quello che una donna e un’attrice dev’essere in questo momento storico: è il coraggio della scelta di ruoli che altri eviterebbero per una carriera più redditizia e facile, è la devozione a un mestiere in cui mai si risparmia, anche per il ruolo più marginale, è la volontà di andare oltre gli archetipi a cui molte altre e molti altri si attaccano pigramente.
Non ha paura, mai, Isabella, di navigare in mare aperto. Di domare i suoi personaggi, di giocare con il lavoro d’attrice. Fino in fondo. E questo premio non è solo per ciò che ha fatto, ma per quello che farà. Perché come recita un videoclip che ha interpretato, Il meglio deve ancora venire.

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