LA NUOVA SARDEGNA – inserto ESTATE – 1 agosto 2011
di Alessandro Stellino
LA MADDALENA. Cala il vento e cala anche il sipario sulla settima edizione della Valigia dell’Attore, manifestazione interna al circuito Le Isole del Cinema che coinvolge tutte le isole minori della Sardegna.
Un concept artistico volto ad analizzare il cinema nelle sue varie componenti creative, dalla musica alla sceneggiatura, passando per l’arte dell’attore, celebrata in questi giorni a La Maddalena. La caparbietà di Giovanna Gravina, organizzatrice della kermesse, ha sconfitto l’insistente ponente che ha accompagnato le proiezioni serali nell’affascinante scenario della fortezza I colmi e le pressioni di coloro che avrebbero preferito un ripiego al chiuso. Ma se un lieve calo di affluenza nelle prime serate della manifestazione c’è stato, ciò può essere attribuibile esclusivamente a fattori esterni all’organizzazione e alla temperie atmosferica, ché il parterre era di primo piano (Paolo Rossi, Mario Martone, Luigi Lo Cascio, Anna Bonaiuto e Ascanio Celestini, tra gli altri) e il vento, a La Maddalena, è protagonista fisso di qualsiasi evento, spettacolare e non. Sulle lunghe pedane rialzate di fronte allo schermo c’erano posti vuoti come ci sono piazzole e stanze vuote in tutte le attività turistiche dell’isola, per motivi risaputi che non hanno certo a che fare con l’organizzazione dei singoli e le temperature fin troppo gradevoli. Dopo il riconoscimento tributato a Luigi Lo Cascio con il Premio Gian Maria Volonté, è stato il momento di Mario Martone, poliedrico regista napoletano impegnato sul triplice fronte teatrale, lirico e cinematografico. Dopo aver riproposto «L’amore molesto» in una delle prime serate del festival, il tributo al regista è proseguito con l’acclamato «Noi credevamo», un film di quasi tre ore il cui successo di critica e pubblico ha premiato un progetto decisamente ambizioso: «la risposta degli spettatori è stata una grandissima gioia – ha detto Martone – considerando che la lavorazione del film è durata ben sei anni. Ma io ho detto sin dall’inizio ai miei collaboratori che dovevamo fare un’opera che fosse allo stesso tempo radicale e popolare. Potrebbe sembrare un ossimoro ma nelle mie intenzioni ciò significava fare una scelta radicale dal punto di vista dello stile e, sul piano narrativo, la necessità di andare dritti al cuore della vicenda senza indulgere in sentimentalismi; dall’altra, però, volevo che il film parlasse ai suoi concittadini, perché se ciò non fosse avvenuto avremmo mancato il nostro bersaglio». In chiusura, la consegna del Premio Solinas, ancora una volta a La Maddalena dopo lunghe peregrinazioni. «È importante che il premio torni qua – ha ribadito davanti al folto pubblico Gianfranco Cabiddu, organizzatore e promotore del circuito Le Isole del Cinema – perché questa è la sua casa come lo era di coloro che l’hanno voluto. Qui Felice Laudadio ha deciso di dare vita nel 1985 al riconoscimento intitolato a Solinas, su suggerimento proprio di Gian Maria Volonté che intendeva tributare in tal modo un omaggio all’amico scomparso che gli aveva fatto scoprire quest’isola». Consegnato da Umberto Contarello, sceneggiatore per Salvatores, Mazzacurati, Placido e Sorrentino, il premio principale è andato a Massimo De Angelis, autore del progetto «Il mestiere» che, si legge nella motivazione, «riesce nel più bello e più difficile tra gli scopi che ci prefiggiamo: inventare un mondo che prima non c’era». De Angelis aveva già vinto il Premio Solinas Storie per il Cinema nel 2009, ha già pubblicato alcuni racconti. La menzione speciale è invece andata ex aequo a Francesco Agostini per «Bob» e a Emanuele De Vincenti per «Su bandidu Arzanesu», incentrato sulla figura del bandito Stocchino, «coinvolgente ritratto inedito di un uomo e della sua terra entrambi protagonisti della storia». A tarda sera, Ascanio Celestini ha chiuso il festival con lo spettacolo teatrale «La fila indiana».