LA NUOVA SARDEGNA – domenica 10 Luglio 2011
di Paolo Merlini
I politici continuano a rubargli il mestiere – far ridere più dei comici, come sostiene da tempo – ma anche per Paolo Rossi è tempo di andare in vacanza. La meta da qualche anno è la stessa, l’isola della Maddalena, ma questa volta l’attore satirico forse più graffiante d’Italia ha deciso di portare il lavoro con sé, e di dedicare un po’ di tempo a insegnare il suo mestiere a chi ha voglia di ascoltare. L’occasione gli è stata data da Giovanna Gravina, direttore artistico del festival «La valigia dell’attore» che quest’anno si svolge dal 27 al 31 luglio. Dopo Toni Servillo nel 2010, ha deciso di affidare a lui il laboratorio sulle tecniche d’attore organizzato in collaborazione con l’università La Sapienza. Così da domani sino al 26 luglio Paolo Rossi guiderà un seminario su Recitazione e Satira con una ventina di giovani partecipanti. Rossi, anche lei vede calare il sipario su una stagione politica? «Il problema non è tanto la fine del Berlusconismo, quanto il fatto che la gente comincia a guardare quanto di Berlusconi c’è dentro di sé. E reagisce. A Milano, al di là dell retorica del vento cambiato, qualcosa sta succedendo effettivamente, lo si capisce dalla strada. Vedo una reazione della gente, che è attenta ai grandi scandali, ma parla soprattutto dei propri problemi, la scuola, il lavoro, e incomincia a raccontarli. E per uno che fa un mestiere come il mio si aprono miniere di storie. L’Italia è un paese strano, che va in soccorso al vincitore finché le cose vanno bene. Ma se la situazione precipita, se ti va bene ti tirano le monetine, se ti va male ti impiccano a testa in giù. Se stai nel mezzo ti arriva un portacenere con il duomo di Milano in faccia». Lei ha fatto le spese in prima persona della censura a sostegno del premier. In tv è bandito ormai da tempo. «Be’, non del tutto. Ho avuto la possibilità di partecipare a “Vieni via con me”, sono stato invitato sempre da Fazio nel suo programma, dalla Dandini». Resta memorabile qualche anno fa il suo spettacolo teatrale su Moliére, in onda a tarda notte su Raidue eppure seguito da un milione di spettatori. Fu trasmessa soltanto la prima puntata. «Sì, ma in fondo non mi sono mai lamentato. Penso che i che i veri censurati siano le nuove generazioni: a me possono farlo, perché poi riempio i teatri e vendo più dvd. Un ragazzo invece subisce censura preventiva, non ha neppure quel minimo di luce per poter dire “riesco a lavorare”. Per questo motivo, ho fatto mio un motto di Shakespeare che dice “è inutile avere grandi pensieri se poi non li colleghi a piccole azioni”. E ho iniziato a fare uno spettacolo con i precari del teatro. Avrei potuto andare in giro per l’Italia da solo, con ciò che ne consegue anche economicamente, ma ho preferito mettere su una compagnia di giovani, precari appunto, ed è questa l’esperienza che proporrò anche alla Maddalena». [segue a pag. 36]