La Nuova Sardegna – 26 luglio 2015
Il compleanno sarà festeggiato mercoledì prossimo durante il festival “La valigia dell’attore”
Trent’anni anni di Premio Solinas. Nell’ambito del festival “La Valigia dell’attore”, in programma a La Maddalena dal 27 luglio al 2 agosto, mercoledì 29 si svolgerà una particolare celebrazione di quell’evento. Verrà presentato infatti il film “Perfidia” di Bonifacio Angius, la cui sceneggiatura arrivò in finale dell’edizione del 2012, per poi diventare un film presentato al Festival di Locarno del 2014. Ovviamente, l’ottimorisultato di Angius ci obbliga a ricordare il lungo cammino cinematografico italiano di cui il Premio è stato protagonista e testimone. Franco Solinas, cagliaritano- maddalenino, morì a Roma nel 1982 all’età di 55 anni. Tre annidopoa La Maddalena (da sempre “buen retiro” dello scrittore), per iniziativa di Felice Laudadio, fu organizzato un convegno di studi a cui parteciparono tra gli altri Pontecorvo, Costa Gavras, Rosi, Pirro, Pintus, Micciché, Maselli. In quell’occasione fu bandita la prima edizione del Premio per la miglior sceneggiatura e annunciata la giuria, composta da Cristaldi, Arlorio, Benvenuti, Pontecorvo, Volonté, Mannuzzu,Delogu. Inomidei relatori e dei giurati (molti dei quali scomparsi) testimoniano una sorta di ultimo nucleo del glorioso cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta che, paradossalmente, si trovò ad affrontare il “desiderio” di cinema da parte di aspiranti autori che nessuno conosceva. Il clima, d’altro canto non era favorevole: l’industria cinematografica nazionale era vicina al collasso, in termini di spettatori e di sale, anche a causa della proliferazione dei canali televisivi, pubblici e privati. Infine, il contesto culturale e politico non offriva alcun stimolo nei confronti della cinematografia “di realtà” che era stata il principale referente dei registi post bellici. Nonfu neancheuncasoche i copioni vincitori della prima edizione – “Rebus” di Massimo Guglielmi, Sergio Vecchio eAntonioTabucchi e “Sott’acqua” di Francesca Archibugi e Claudia Sbarigia – rimasero piùomenomarginali. Il primo divenne, nel 1988, un film di Massimo Guglielmi, molto letterario( come il copione), ricco di fascino scenografico e memoriale, ma inevitabilmente, nel contesto italiano, votato al fallimento commerciale; il secondo non fu mai girato ma certamente portò fortuna a Francesca Archibugi che divenne, dopo il successo di “Mignon è partita” (1988), una delle autrici più importanti degli ultimi trent’anni. Nel 1987, il successo arrise ad un giovane esordiente calabrese, Demetrio Casile, con “Un ragazzo di Calabria”. Il copione, riscritto da Francesca Comencini e Ugo Pirro, fu poi girato da Luigi Comencini che ebbe a disposizione Gian Maria Volonté, mentore del ragazzo che, in un paesino della Calabria, vuole diventare un campione nella corsa lunga. Il film ebbe una distribuzione regolare e tuttora si vede in televisione. Fu il primo segnale di un passaggio generazionale non conflittuale, ma neanche pacifico, visto che Casile fu escluso dalla produzione. L’anno successivo il copione vincitore fu “Vito e gli altri” di Capuano, che realizzò un film bellissimo e s’impose come uno degli autori più noti dellanuovagenerazione. Nel corso di altre edizioni, il premio si consolidò ulteriormente – anche con il ricambio dei giurati, più vicini al cinema del presente – e la lista dei film “provenienti” dalla selezione maddalenina e poi bolognese e romana (la sede del Premio non è più in Sardegna), si è allungata e ha spesso coinciso con il nuovo cinema italiano, qualunquesia il giudizio che si vuole dare all’espressione. Ecco una sintesi estrema dei film e degli autoripiùnoti: “Happy Family”, “Marrakech Express” di Salvatores, “La seconda volta” di Calopresti, “Soldati” di Marco Risi, “La discesa di Aclà aFloristella”diAurelioGrimaldi, “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, “L’uomo in più”di Sorrentino, “Dieci inverni” di Valerio Mieli, “Una vita tranquilla” di Claudio Cupellini, “Tir” di Alberto Fasulo, “Nel profondo” di Valentina Pedicini, “The dark side of the sun” di Carlo Hintermann, “Salvo” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, “Noi siamo” Francesco di GuendalinaZampagni. Insomma, se gli esordi del Premio Solinas potrebbero essere rubricati nell’ambito di un’impossibile utopia (riportare il cinema italiano ai fasti del passato), il presente è una sfida, spesso vinta, nei confronti del pessimismo di chi continua a sostenere che il cinema è morto.