LA NUOVA SARDEGNA – inserto ESTATE – 30 luglio 2011
di Alessandro Stellino
LA MADDALENA. In attesa della premiazione di Luigi Lo Cascio, che riceverà oggi il Premio Gian Maria Volonté 2011, il festival «La valigia dell’attore» è entrato nel vivo con l’arrivo di Mario Martone e Anna Bonaiuto, rispettivamente registi e interprete de «L’amore Molesto», e la proiezione del documentario di Roberto Andò dedicato a Francesco Rosi, «Il cineasta e il labirinto». Andò ha raccontato la collaborazione con il regista romano in occasione delle riprese di Cristo si è fermato a Eboli e, nel film, ha ripercorso la sua lunga carriera per mezzo di testimonianze da parte di critici e registi. «Ho scoperto il Rosi regista grazie al film Salvatore Giuliano» ha detto Andò «ed è stato un incontro sconvolgente. Il suo cinema era qualcosa di completamente nuovo ai miei occhi di cinefilo precoce. Quando, qualche anno dopo ho saputo che sarebbe venuto al sud a girare il suo nuovo film, mi sono proposto come assistente volontario e senza neanche conoscermi ha detto subito di sì». Regista teatrale, critico e scrittore, Andò ha mantenuto con Rosi un rapporto di amicizia duraturo, sfociato nell’intenso documentario proiettato a La Maddalena, quasi un atto dovuto nei confronti di un maestro di vita e sul lavoro: «Il suo insegnamento più grande dal punto di vista professionale è legato a una curiosa commistione tra il rigore che ha sicuramente ereditato dalla tradizione del realismo italiano, elaborato attraverso una visione romanzesca alla Visconti (di cui era stato assistente), e allo stesso tempo una disponibilità a mettere in discussione le scelte al momento di girare, con la volontà di accogliere suggerimenti e stimoli inattesi provenienti dall’esterno». Non c’è da stupirsi se la sua cifra stilistica abbia trovato seguaci di prim’ordine anche al di là dell’Oceano, come Martin Scorsese e Oliver Stone, che nel documentario riconoscono il proprio debito nei confronti del regista che ha dato vita a un solido cinema impegnato, dal piglio narrativo proprio della migliore tradizione americana, quella più attenta al sociale, come nel caso di Kazan. Ma oggi? In un momento in cui il cinema italiano sembra tragicamente ripiegato su se stesso, incapace di riprendersi da un ridimensionamento delle ambizioni che ha fatto danni enormi lo spazio per un cinema “civile” come quello del regista di Mani sulla città e Cadaveri eccellenti c’è ancora: «è evidente che registi come Paolo Sorrentino o il Moretti di Il divo debbano qualcosa a Rosi: la sua lezione è trasfigurata in qualcosa di nuovo, ma si tratta di una trasformazione necessaria. In questo senso mi sento di essere ottimista riguardo il futuro del nostro cinema e di una sua ripresa nella capacità di leggere l’attualità sociale in maniera critica e artisticamente proficua». Prima della consegna del Premio Gian Maria Volonté, questa sera il pubblico della Fortezza I Colmi avrà modo di assistere alla proiezione di RCL – Ridotte Capacità Lavorative, documentario diretto da Massimiliano Carboni con Paolo Rossi..